S. EMILIO

28 MaggioGuglia lato nord-G56
Città di cui è il patrono (patrocinio): Villanova Truschedu, Bosa (con San Priamo), Muravera e Gonnosnò Emblema: Bastone Pastorale
Sono numerosi i santi che portano il nome di Emilio, soprattutto se si conteggiano anche gli Emiliano e i Gemiliano, variazioni dello stesso nome. Questo Sant’Emilio potrebbe essere uno dei quattro martiri sardi che, assieme a Felice, Priamo e Feliciano sono commemorati nel Martirologio Geronimiano. In Sardegna è venerato a Villanova Truschedu, Bosa (con san Priamo), Muravera e Gonnosnò, oltre che a Sestu. Tuttavia la tradizione riporta un altro Emilio, vescovo di Benevento, che seppur presente nelle prime liste vescovili, è messo in discussione perché le stesse non sono reputate attendibili dagli studiosi. Un dato storico, però, c’è: era parte della commissione che papa Innocenzo II inviò nel 405 a Costantinopoli, capitale dell’impero d’Oriente, per supportare la causa di un raffinato teologo e maestro di dialettica come Giovanni Crisostomo (“dalla bocca d’oro”) che cercava di moralizzare la corte bizantina, particolarmente propensa al lusso. Citato anche da Paolino da Nola nell’ Epithalamium in Julianum, come “uomo dal genio straordinario”, le sue tracce si perdono nel tempo, e sembra sparire dalla diocesi di Benevento. Il giovane rappresentato sulla Guglia ha un unico attributo, un libellum, un documento che potrebbe ricollegarsi all’attività diplomatica del vescovo di Benevento o alla testimonianza del martire sardo. In entrambi i casi, sant’Emilio appare come un santo molto venerato e un vescovo che fu tenuto in grandissima considerazione dal papa per compiere una delicata impresa: partecipare al lento processo di separazione tra Chiesa d’Occidente e Chiesa d’Oriente, duo mondi già separati politicamente e che, dal medioevo in poi, avrebbero continuato su strade parallele la loro storia.