GUERRIERO CON L’INSEGNA

Guglia Abside-G5

Posto all’estremità meridionale dell’abside, questo guerriero tiene nella destra un’asta sulla cui cima sventola un’insegna. Armato di corazza completa, saldo nella posizione, sembra essere di guardia alla Cattedrale. L’insegna, in bronzo, ritrae la Razza Viscontea, il sole simbolo dei Visconti, che ricorre in maniera più evidente nel rosone della vetrata centrale dall’abside, i cui raggi ricordano la biscia del casato. Al centro sembrerebbe esserci un uccello, forse un’aquila, simbolo del vicariato imperiale: un simbolo che si accostò al biscione visconteo per concessione di Venceslao, imperatore del Sacro Romano Impero, quando questi incoronò Gian Galeazzo Visconti come primo Duca di Milano. Di difficile lettura sono altri simboli, tra i quali potrebbe emergere il biscione che ingoia un bambino o uomo e che forse si legherebbe all’uccisione del drago Tarantasio, nei presi del lago Gerundo presso Lodi, da parte del capostipite della famiglia dei Visconti, che secondo la leggenda era solito divorare i bambini del posto. Un’altra teoria, più suggestiva, legherebbe questo stemma alle millenarie religioni ctonie del mediterraneo meridionale, che ritroviamo già in Anatolia e Grecia: il serpente, divinità della terra per eccellenza, si lega alla fertilità e alla rinascita e alcuni popoli, come gli Ateniesi e i Tebani, si credevano discendenti da un serpente. Così il bambino raffigurato non sarebbe ingoiato, ma starebbe nascendo dalla bocca del biscione, come succede per le vipere. Qualunque sia il suo significato, il guerriero è al servizio dei Visconti, come dimostra anche la simmetria della sua posizione rispetto alla Guglia Carelli (G6), la più antica, dove si erge proprio il suo signore, Gian Galeazzo Visconti. Egli ha il compito di difendere la Cattedrale e la città del suo Duca, pronto a dare l’allarme quando un nemico muoverà verso Milano. Allora, forse, tutte le 2.300 statue prenderanno vita e i portoni di bronzo si chiuderanno e dalle Guglie scenderanno le 135 figure di santi, guerrieri e martiri per formare un’unica falange fatta di pietra e memoria. 
Perché solo la durezza del marmo e la saldezza della memoria fungono da scudo contro ogni nemico.