È sul gugliotto che dà a Nord-Ovest, questo angelo che alza gli occhi e il dito al cielo. Se l’intera composizione delle Guglie fosse una processione con Maria in trionfo, allora lui precederebbe la Vergine di qualche passo, indicando Colui dal quale viene questa gloria. Se è un angelo legato alla Madonna, allora, si tratta di Gabriele, la “Fortezza di Dio”, il messaggero a cui il Signore affida le missioni più delicate. Lo ritroviamo in moltissime testimonianze scritte, dall’Antico Testamento al Talmud, nel Nuovo Testamento, nei vangeli apocrifi, fino alle pagine del Corano. Non c’è angelo che abbia avuto più fortuna di lui: d’altronde anghelos è una parola greca che significa “messaggero” e ciò fa di Gabriele l’angelo per eccellenza. Non solo messaggero, Gabriele è anche lo scriba celeste, colui che rivela i sogni profetici e che è a capo degli angeli che sono a guardia delle Settanta Nazioni, ovvero i settanta popoli discendenti da Noè. Gabriele è quindi il rappresentante di un universo fatto di differenti convinzioni, religioni, misticismi o semplici storie. Di certo, è universalmente conosciuto come l’angelo dei messaggi, l’annunciatore di preziose informazioni. Gabriele ci indica il cielo, orizzonte più lontano al quale portare lo sguardo, e ci mostra le sue grandi ali, mezzo per spiccare il volo, ricordandoci che l’errore può capitare a chiunque, ma può riportarci a terra solo per un breve periodo. La statua di questo Arcangelo Gabriele è una recente riproduzione datata 2017, ad opera di Nicola Gagliardi, su modello tardo-ottocentesco dello scultore Giacomo Sozzi. Stilisticamente è una figura che appare differente rispetto alle tante statue presenti sulle guglie. E’ certamente meno classica nella forma, ben lontana dagli ideali di bellezza e armonia tipici dell’Ottocento. Ma si sa, le opere artistiche del Duomo sono anche testimonianze del tempo che scorre all’interno del suo cantiere, una traccia delle infinite maestranze che si sono rese protagoniste di questo Monumento dalla storia secolare.